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    Ilaria Adami | Life Designer

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    Scenario attuale e sfide globali, la mia analisi sull’andamento del mondo

    L’emergenza di questi giorni sta assumendo proporzioni mondiali e ci offrirà, nella drammaticità della situazione, l’opportunità di una riflessione globale, sapremo coglierla? Stiamo vivendo qualcosa di epocale che cambierà molte dinamiche.

    A che punto siamo ad oggi?
    Da un lato questa epoca ci ha visto entrare in un’era di grande innovazione, di digitalizzazione e invenzioni dirompenti. Le cosiddette tecnologie esponenziali stanno per cambiare la vita delle persone, il mondo del lavoro e le organizzazioni. Siamo alle porte di una Quarta Rivoluzione Industriale, pensiamo per esempio all’intelligenza artificiale, alla realtà aumentata e virtuale, alla medicina digitale o alle stampanti 3D. Ed è solo la punta dell’iceberg.

    Tra l’altro il distanziamento sociale imposto dal rischio di contagio, darà un impulso anche a livello di massa alla digitalizzazione delle persone, nel lavoro con lo smart working (lavoro “agile”), nell’educazione con la didattica a distanza. Da tempo era esploso il fenomeno dei “nomadi digitali” professionisti che lavorano grazie al web da ogni parte del mondo senza vincoli orari e geografici.

    La contraddizione è che mentre si delinea un futuro ad alta componente tecnologica con scenari fantascientifici, viviamo al contempo in un mondo ancora attanagliato da problemi come la fame, la sete, la povertà e la violazione dei diritti umani.
    Inoltre, con la delocalizzazione produttiva in paesi dai diritti più fragili, le persone che confezionano i nostri abiti, assemblano i nostri cellulari e coltivano il cibo che mangiamo vengono sfruttate per assicurare la produzione costante di un gran volume di merci a poco prezzo e aumentare i profitti di alcune corporation e investitori con poca etica.

    E’ diffusa la piaga di sistemi politici collusi e corrotti, pedine di giochi geopolitici, che non solo non migliorano le condizioni, ma lasciano perpetrare disequità sociali e di genere in tutto il pianeta ormai con livelli intollerabili.

    I diritti umani, come quelli di tutti gli esseri viventi che abitano la Terra dovrebbero essere universali e inalienabili. Invece, nel nostro mondo futuristico e arretrato al tempo stesso, vengono ancora calpestati con ignoranza e miopia. Oggi assistiamo a una Terra e a un’umanità violata. Abbiamo perso il senso della vita e la direzione da seguire.

    Come se non bastasse, viviamo in una società che attraverso i media ci manda notizie stressogene e informazioni negative che ci preoccupano per l’allarme virus o l’attentato terroristico di turno, creando ansia, paura e quindi legittimazione a un maggior controllo, a cedere le nostre libertà in nome di una maggior protezione. È più facile controllare persone spaventate e stressate perché la paura immobilizza oltre ad indebolire il sistema immunitario.

    Corriamo come dannati per guadagnare soldi che spenderemo in cose che compenseranno le nostre frustrazioni, indotti da messaggi manipolanti, mangiando cibo artificiale non sempre salubre, vivendo vite di corsa in cui si lavora tutto l’anno per godere qualche settimana di un po’ di ossigeno in vacanza. “Il tempo è denaro”. Siamo sommersi da stimoli in una logica da fast food, usa e getta, dove tutto viene divorato alla velocità della luce facendoci perdere la nostra capacità di attenzione.

    E nel frattempo abbiamo perso i cicli naturali, deprediamo le risorse, distruggiamo la Terra che ci ospita e la natura insorge. L’inquinamento è giunto a livelli preoccupanti, e a tal proposito l’unica nota positiva del blocco imposto dal virus all’economia, è l’abbassamento del livello delle polveri sottili. Ma lo smog, il dissesto, la tossicità nell’ambiente non fa che rispecchiare la contaminazione nelle nostre coscienze.

    Siamo prigionieri di questo meccanismo in una cultura dominante arrogante che è stata esportata ovunque e venduta come modello di sviluppo vincente. Fa riflettere che in USA si pratichi ancora la violenza dell’occhio per occhio come la pena di morte. Funziona? Vendere armi con cui si fanno sparatorie nelle scuole e promuovere guerre che causano distruzione e risentimento in tanti parti del mondo sembra avere poco di esempio da seguire o guida da ammirare.

    In occasione di questa pandemia globale abbiamo visto la mancanza di una leadership mondiale di valore, mentre alcuni paesi erano alle prese con il contenimento delle vittime, altri pensavano alla guerra petrolifera, alla speculazione finanziaria, a sfruttare i flussi migratori per fare pressioni politiche o ancora permettevano il dilagare del contagio con misure ritardate. Una classe dirigente che sembra non essere all’altezza delle sfide del presente e manca di una visione sostenibile e integrata per il futuro.

    C’è una crisi di fiducia tra gli esseri umani. Per risolvere i problemi abbiamo bisogno di credere in esperti scientifici autorevoli, fidarci delle autorità pubbliche che governano e della collaborazione dei paesi vicini.
    Ma le condotte degli ultimi anni hanno pesantemente incrinato il livello di credibilità. E ora non abbiamo leader che possano ispirare, guidare e coordinare una risposta globale. In passato questo ruolo lo hanno avuto gli Stati Uniti ma oggi la linea intrapresa in politica estera è quella di non avere amici ma solo interessi commerciali da difendere, schernendo e trattando abbastanza male altri paesi.

    Sono stati coltivati contro-valori di competizione, separazione, sopraffazione, prevaricazione, odio, antagonismo, violenza e uno spadroneggiare di criteri economici e interessi finanziari a cui tutto viene sottomesso. Si dice che per capire il potere si debba seguire il percorso del denaro. Chi ci guadagna? Ma dietro a lobby potenti, continuano ad esserci uomini e donne egoisti, ingordi, iniqui, che nonostante tutto non mollano i loro privilegi a discapito della stragrande maggioranza delle persone e dell’ecosistema su questo pianeta.

    Chi vuole seguire un leader il cui motto è “Me First”? Chi ha la forma mentis del “prima noi e poi gli altri”, sarà anche quello che non si farà troppi scrupoli se deve scegliere chi sacrificare tra te e lui. Bisogna ricordarselo. Anche l’Europa è ad un bivio: o sorge uno spirito di supporto reciproco concreto (e non solo di ipocrite parole) o la disgregazione distruggerà l’unione. L’egoismo e la mancanza di solidarietà sono una peste che prima o poi ti torna indietro in un mondo globale e interconnesso.

    È necessario risvegliarsi da questo incubo collettivo e decondizionarsi. Non si tratta di buonismo né di qualcosa di facile: è un grande percorso da fare singolarmente e collettivamente. La strada è quella di iniziare a cooperare molto di più.

    Con speranza si nota il delinearsi di segnali di cambiamento sociale, c’è molta più consapevolezza e attenzione per temi etici, sociali, ecologici e alimentari, più persone hanno avuto accesso grazie a internet ad una serie di informazioni che stanno circolando (in mezzo a tanto rumore). Questa esperienza forte e collettiva di una epidemia globale può essere una chance per sentirci finalmente più vicini, “sulla stessa barca”, per farci capire che i confini sono solo nelle nostre teste e ancora prima nei nostri cuori.

    Mi auguro che nella difficoltà di affrontare questa situazione a livello internazionale possa scaturire la possibilità di superare gli egoismi nazionali ed individuali, di “unire i cervelli”, mettere insieme forze e competenze per risolvere i problemi, capendo che siamo un tutt’uno e il problema generato in una parte o nell’altra nel mondo alla fine si ripercuote anche sul resto. E’ giunto il tempo di superare provincialismi, divisioni e frammentazioni, favorire un coordinamento e collaborare in un grande lavoro di squadra che alla fine a ben guardare, conviene a tutti.

    E ognuno di noi cosa può fare per dare una mano?
    Può partire dal proprio cambiamento. Il cambiamento deve essere anzitutto interiore e “culturale”: un’esigenza, una necessità di un nuovo paradigma che viene sentita, richiesta e promossa da ciascuno di noi in prima persona. E questo parte da dentro, dalla nostra coscienza, dal nostro sentire, dall’avvertire che “un altro modo di vivere” è francamente possibile, ci sono risorse, know-how, talenti straordinari in abbondanza. Certo la contaminazione ha fatto danni, ma il male può essere evolutivo e la prima mossa per superarlo è prendere coscienza della malattia, del disagio, dell’errore. Ora stiamo capendo che possiamo e dobbiamo isolare i “virus” del nostro tempo e guarire la nostra società dalla malattia che ne minaccia la sopravvivenza e l’unità.

    L’evoluzione sarà una rivoluzione che passerà attraverso le singole persone che la renderanno possibile, insieme.
    E tu in che tipo di società vuoi vivere? Cosa stai facendo per realizzarla? Che ruolo vuoi giocare in questa partita?
    Io dico che il cambiamento parte dal tuo sviluppo e realizzazione come persona, i miei percorsi si occupano di questo, e può essere un primo fondamentale passo per diventare ciò che vuoi essere e rappresentare anche un contributo per il mondo. A mia volta sto cercando di fare la mia parte, perchè questa vita ha bisogno che ciascuno tiri fuori il proprio meglio e io sono qui per aiutarti se lo vuoi.

    Ti lascio con la dichiarazione di Eleanor Roosevelt che partecipò ai lavori che portarono alla Dichiarazione dei Diritti Universali:

    Dove hanno inizio, dopo tutto, i diritti umani universali? In posti piccoli, vicino a casa, così vicini e così piccoli che non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. Però sono mondi di individui; del vicinato in cui vivono; la scuola o il liceo che frequentano; la fabbrica, fattoria o l’ufficio dove lavorano. Questi sono i posti dove ogni uomo, donna e bambino cerca pari giustizia, pari opportunità, pari dignità senza discriminazione. Se questi diritti non hanno un significato lì, hanno poco significato altrove

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